[pensavate che avessi finito eh?]
Il quinto giorno sono andata per negozi.
Ho percorso Valencia street in entrambe le direzioni, credo per un paio di volte. Una via con una concentrazione decisamente elevata di negozi e botteghe fuori dal comune. La personale scala di valutazione di Maura le categorizza in: bello, buffo, adorabile, fighissimo, assurdo, ridicolo, surreale, “non ci posso credere”, inquietante.
Insomma, non è solamente shopping, è proprio un’esperienza estetico-culturale.
Era domenica e al mattino non c’era assolutamente nessuno, perché quasi tutti gli esercizi aprono intorno alle 12, quindi ho approfittato per studiare attentamente le vetrine, dedicare molto tempo ai pochi negozi già aperti – ho passato almeno una mezz’ora in ciascuna delle due librerie che ho visitato – e trovarmi un buon posto per mangiare.
– per inciso: questo dello shopping è stato l’unico giorno in cui sono riuscita a fare colazione – pranzo – cena. Forse perché il pranzo era questo…
Quello che ho portato a casa da questa giornata, oltre a una modica quantità di gadget e oggetti simpatici da riportare a amici e famiglia e un libro meraviglioso per la sottoscritta (poi dicono che chi passa all’e-book non compra più libri di carta…), è una serie di considerazioni sulla società americana, ovviamente del tutto personali e parzialissime:
- i bambini vanno fortissimo. Mi avevano detto che negli Stati Uniti la gente figlia parecchio, e in effetti non vedevo così tanti pupi in giro da parecchio tempo. Ma tanti. In gruppi da 3 a 7 per famiglia, ecco. Quindi non mi ha stupito più di tanto trovare così tanti negozi di accessori, giochi, pappe e vestitini, come se piovesse. Uno dei posti più “non voglio più uscire” che ho trovato è Paxton Gate’s Curiosity for Kids: un paradiso di giochi in legno, libri, timbri colorati, costumi, esperimenti scientifici e questo, che sono stata a un passo dal portarmi via.
- Il bacon va ancora più forte. Il bacon spacca. Il bacon è una passione che sconfina chiaramente nell’ossessione, con delle sfumature vagamente creepy. Non mi riferisco all’uso puramente alimentare – sebbene per me ci sia qualcosa di inquietante nel sentire l’odore di bacon fritto alle otto di mattina, ma è un problema mio – ma alla pervasività dell’oggetto bacon in praticamente tutti gli ambiti del merchandising. Portamonete foderati in finto bacon, cerottini a fetta di bacon, biglietti di auguri, portachiavi e spillette bacon, il frosting per i dolci!
Ma non avevo ancora visto niente, in fatto di bacon mania, finché non sono entrata in un bellissimo e super fornito sexy shop: nello scaffale dei lubrificanti c’era questa boccetta con la fetta di bacon stampata sopra. Io non ci volevo credere, sono stata lì a fissarlo per diversi minuti, mi sa che la commessa è anche venuta a chiedermi se avevo bisogno di qualcosa. E in effetti sì, avevo bisogno di qualcosa: sapere se esiste davvero gente che lo compra! Dai, per davvero… il lubrificante al bacon?
- ci deve essere un significato segreto intorno ai baffi che non riesco a cogliere, ma deve essere qualcosa di veramente fico. Ancora più del bacon, e per motivi per me ancora più oscuri, il baffo pervade infatti gli scaffali dei negozi di oggettistica: spunta tanto dalle copertine dei libri (tipo The moustache grower’s guide) quanto dai bordi delle tazze della colazione. E poi ci sono le sagome per tagliare i sandwich e quelle da indossare (vai a sapere perché). C’è anche il ciuccio per fare baffuti i vostri pargoletti. Insomma, sembra che sia la cosa più cool del mondo.
- Ci sono posti in cui puoi comprare e portarti a casa cose del genere (e con questo ho detto tutto).
(non so se ci avete fatto caso, ma il negozio è lo stesso dei giochi per bambini di prima… quello “da grandi” sta appena qualche portone di distanza).